venerdì 10 agosto 2012

La mela filosofale di Isaac Newton

Spesso in questi anni di "vacche magre" abbiamo sentito citare dai media le teorie economiche keynesiane,  ovvero le teorie che il britannico John Maynard Keynes  formulò nel secolo scorso a cavallo dei due conflitti mondiali.
Esse trovarono fautori soprattutto negli Stati Uniti d'America ove furono ritenute una valida alternativa (ed argine allo stesso tempo) del comunismo, tanto da ispirare, al termine della Seconda Guerra Mondiale,  il celebre Piano Marshall.
Manifesto di propaganda per il  Piano Marshall
Fonti non documentate riportano che Keynes proprio durante una pausa della conferenza di Bretton Woods del 1944 abbia sintetizzato le proprie teorie usando l'espressione " la coniunctio oppositorum tra il capitalismo e il comunismo";  ineccepile definizione rafforzata dal  termine latino coniunctio oppositorum normalmente utilizzato per definire l'unione degli opposti, termine elegante e ... alchemico.


John Maynard Keynes  durante la conferenza di Bretton Woods

Nel 1936 Keynes dichiarò di aver  acquistato un baule nel quale era riposta una collezione di libri e manoscritti appartenuti ad Isaac Newton che  propone una parte degli studi di quest'ultimo fino ad allora quasi sconosciuta, un Newton segreto, teologo e alchimista.
Considerando la mole dei manoscritti alchemici, proprio Keynes coniò per  Newton una definizione che fece scandalo e fu all’ origine di molte controversie : lo chiamò non il primo degli scienziati moderni, ma l‘ultimo dei maghi

Quelle carte erano dedicate a temi di cronologia universale, alla interpretazione della Bibbia e alle controversie teologiche, all’ Apocalisse e alla Arcana Sapienza.

Il baule che conteneva gli scritti esoterici di Newton
La fama del genio scientifico di Isaac Newton ha offuscato, fino a farla scomparire del tutto, l'altra immagine del grande inglese. L'ha nascosta fino al punto che, in notissime enciclopedie, si può leggere di lui  senza trovare neppure un accenno ai suoi scritti ermetici. In effetti questi sono stati giudicati alla stregua di un passatempo senile, tanto che vennero sempre ignorati e anche apertamente rifiutati; nel corso dei secoli sono stati pubblicati solo pochissimi frammenti tratti dalla massa ingente di manoscritti. All'epoca di Newton, religione e scienza facevano parte dell'unica grande famiglia dell'erudizione, non essendoci, infatti, confini nettamente distinti tra l'una e l'altra branca del sapere. Questo è probabilmente il motivo per il quale Newton applica lo stesso metodo ad entrambi i campi d'indagine. Ma qual è il valore degli scritti newtoniani? Sono davvero così marginali nel complesso della sua opera nonostante le imponenti dimensioni? Se ne può fare una lettura in rapporto al metodo seguito nelle opere scientifiche, ma i filosofi non si occupano di Newton e l'importanza  di questi  suoi scritti  non viene notata.
Una difficoltà ulteriore è sempre stata causata dal carattere eretico del cristianesimo protestante, professato dallo scienziato, il quale non si limitava a identificare la mostruosa Bestia apocalittica  con la Chiesa  e l'Anticristo con il Papa, ma negava adirittura la divina Trinità, seguace, in questo, dell'antico eresiarca Ario
Isaac Newton non avrebbe mai immaginato il nome del luogo nel deserto del Nuovo Messico scelto, poco più di due secoli dopo, per far esplodere il primo ordigno nucleare:  Trinity Site.

Manoscritto ermetico di Newton

Newton era convinto che le credenze religiose, come quelle scientifiche, stessero cambiando e che sarebbe venuto un tempo in cui le dottrine trinitarie, fondamento della religione cattolica, sarebbero state considerate antiquate e primitive. Newton nutriva la profonda convinzione che  già la religione ebraica fosse caduta nell'errore di confondere il Messia con il Principio Primo . Egli svilupperà questo argomento rappresentando le proprie convinzioni tramite un'analogia tratta dal mondo della natura, in specie da quella forza di gravità la cui piena comprensione esigeva la presenza nell'Universo di una nuova forza  non generata meccanicamente in risposta ad una causa-effetto .
Lo pseudonimo che egli usava nei propri scritti era l'estrema sintesi della sua mistica: Jeova Sanctus Unus.

Manoscritto di Newton recante disegnata
la rappresentazione astrologica della Pietra Filosofale

  

Immaginando che ci siano tre "corpi" solo uno  è grave, e se in forza della sua gravità, preme sugli altri, i quali all'origine erano privi di gravità successivamente anch'essi graviteranno verso il basso.  La forza sarà quindi in tutti i tre corpi  tuttavia non ci saranno tre forze ma una sola, che verrà poi 
comunicata e trasmessa. 

Newton concepiva, inoltre, uno sviluppo nel tempo della verità religiosa e negava, quindi, la sua cristalizzazione  in un dogma. Dopo aver introdotto la distinzione tra tempo, spazio, luogo e moto assoluti e relativi, Newton afferma:

 "Dunque fanno violenza alle Sacre Scritture, quelli che vi considerano queste parole (l'affermazione del moto relativo del Sole come obiezione al sistema copernicano) nel senso delle quantità misurate (assolute). Cosi pure, contaminano la matematica e la filosofia coloro che confondono le vere quantità con le loro relazioni e misure comuni"

Non è un caso che la matematica e la filosofia siano poste sullo stesso piano delle Sacre Scritture. L'aspetto più sorprendente del suo Trattato sull'Apocalisse sta nell'applicazione del "metodo scientifico" all'interpretazione delle profezie contenute nel libro rivelato.
Per Newton il metodo deve garantire la certezza della conoscenza al più alto grado, ogni deviazione dalla certezza diviene una violenza alla Verità quindi un allontanamento dal divino.
L'attenzione di Newton per l'Apocalisse risale agli anni giovanili. Il suo interesse per la letteratura profetica ha certamente origine nell'ambiente culturale di Cambridge, dove aveva insegnato Joseph Mede, autore di una Clavis apocalyptica, ampiamente utilizzata da Newton. Pare che il periodo più intenso della sua ricerca religiosa sia stato determinato da un momentaneo abbandono delle questioni scientifiche, dovuto probabilmente alle polemiche che seguirono la pubblicazione, nel 1672, della teoria dei colori.


Manoscritto di Newton sulla teoria dei colori

La vicenda afflisse profondamente lo studioso che, preso da una crisi mistica, cercò rifugio nella fede e scrisse numerose pagine di teologia biblica.  Pochi frammenti dei  manoscritti teologici filosofo inglese sono stati pubblicati. La pubblicazione dell'opera di Newton è stata per lungo tempo considerata inopportuna, perché ritenuta scandalosa, e tutti i suoi discendenti  hanno desiderato solo liberarsene, cosi da non correre rischi e non mettere a repentaglio la sua reputazione.
L'originalità di Newton è iscritta nella mistica illustrata nel De gravitatione: un Dio onnipresente nello spazio e nel tempo diviene l'oggetto esclusivo della conoscenza sia del mondo sia della storia, che assume dunque un valore sacro. Il razionalismo newtoniano si esprime con queste parole:


"Le Scritture integrano e correggono la filosofia. Per quanto appaia impossibile o sorprendente, dobbiamo inserire nel particolare metodo logico della scienza newtoniana il ricorso alle Scritture come uno stivmcnto di dimostrazione o di certificazione o di rimozione del dubbio filosofico".
Newton propone l'interpretazione delle profezie a tutti gli uomini e non soltanto ai teologi, ben consapevole della novità e dell'importanza etica della sua proposta. Non è un caso che i corruttori della religione, per Newton, siano anche i corruttori della filosofia.
L'avversione ben nota di Newton per le ipotesi ha dunque una duplice radice: religiosa e scientifica. La chiarezza e la certezza delle dimostrazioni geometriche contraddistingue ogni verità, ecco perché anche l'uomo comune, essendo dotato di ragione, può attingere allo stesso modo alla certezza delle Scritture e a una dimostrazione di Euclide. Per Newton gli ebrei furono severamente puniti, con la diaspora e soprattutto con l'eterna dannazione, per non aver compreso la profezia a riguardo dell'avvento di Cristo. Lo stesso avverrà ai cristiani, se non esamineranno le profezie concementi l'Anticristo e la seconda venuta del Salvatore. Non fu dunque l'amore per il linguaggio criptico e allusivo ad attrarlo verso le oscure opere degli alchimisti, ma la convinzione che essi nascondevano una pura e semplice verità, che poteva essere riscoperta togliendo le incrostazioni dei linguaggi che la velavano.
Recentemente (nel 2007) una lettera di Newton del 1704 esposta a Gerusalemme sembra asserire, con "precisione scientifica", che la fine del mondo è fissata per la data dell' Annus Domini 2060.


Lettera di Newton (1704) con esegesi
della profezia di Daniele
Il mondo, riporta sempre l'epistola, dovrebbe scomparire esattamente 1260 anni dopo la fondazione del Sacro Romano Impero d'Occidente. Il calcolo si basa sulla durata presunta della corruzione della Chiesa, calcolata a partire dall'inizio del potere temporale del papa che, nell'800 d.C., incorona Carlo Magno Imperatore del Sacro Romano Impero.
Per Newton Il profeta Daniele indicherebbe la durata del periodo successivo (7-25 e 12-7) prima dell'epilogo: "per un tempo, dei tempi e la metà di un tempo, e quando la forza del popolo santo sarà interamente infranta, allora tutte queste cose si compiranno".
Pochi anni prima di morire Newton si convinse che la data poteva essere ricostruita con esattezza a partire dalle parole del profeta Daniele ed estrasse la cifra 1260.

Tralasciando le teorie apocalittiche e tornando al Newton scienziato e matematico la domanda vera è quella che si è posta la storica e saggista Frances A. Yates:


"Did Newton connect his maths and alchemy?"
Oppure l'Alchimia non è altro che il mistero che la Natura  più gelosamente  custodisce  nel Sancta Sanctorum della propria poliformità? 
Sicuramente Newton aveva imparato dall'Alchimia quello che i neoplatonici rinascimentali (Marsilio Ficino era presente nel "baule") riproponevano in tutta Europa  già da tempo, cioè che la Natura si svela solamente  a chi riunisce ciò che è sparso. Jeova Sanctus Unus.







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