Venerdì scorso mentre al parco vicino casa ero seduto intento a perdere la mia quotidiana battaglia contro il tabacco, la mia attenzione è stata attirata da una coppia di fidanzati ventenni intenti a pochi passi da me ad organizzare con il loro tablet un viaggio a San Gimignano.
"C'è anche un concerto con le musiche di Mendelssohn, ti prego portamici a me piacciono" La frase della ragazza mi ha fatto sorridere.
Raramente negli ultimi secoli una genia è stata così tanto presente, anche in ambiti molto diversi tra loro, come la famiglia Mendelssohn.
La famiglia del compositore Felix Mendelssohn era una delle più insigni d'Europa fin dal capostipite, Moses, il nonno di Felix. Nato in una famiglia ebrea modesta ma molto accorto negli affari e convinto della necessità di una integrazione economica e culturale tra gli ebrei ed i "gentili", ben presto fece fortuna fondando persino una propria Banca.
Manifesto tedesco commemorativo stampato nel bicentenario della nascita di Moses Mendelssohn (6 settembre 1729-1929) |
I profondi interessi filosofici di Moses Mendelssohn lo portarono ad avvicinarsi al platonismo che contribuì non poco a far conoscere in Germania pubblicando, nel 1767, anche se la principale diffusione in patria l'ebbe più un secolo dopo, un saggio con un titolo molto esplicativo: Fedone - Sull'immortalità dell'Anima in tre dialoghi. L'importanza filosofica di quest'opera risiede nella ripresa delle argomentazioni del Fedone evidenziandone il nesso con l'archetipo platonico al fine di riaffermare, l'immortalità metafisica dell'Anima rielaborando le prove con argomentazioni più vicine alla sua epoca.
Prima edizione francese (1772) dell'opera di Mendelssohn molto diffusa nei circoli ebraici di Parigi e Lione |
Moses Mendelssohn fu anche un abilissimo giocatore di scacchi e proprio questa sua passione gli permise di coltivare l'amicizia con un altro amante della scacchiera bianca e nera, Gotthold Ephraim Lessing. I due amici si confrontavano spesso sia nel gioco degli scacchi che in dialoghi filosofici e dottrinali, accomunati dalla maestria nel gioco e parimenti nell'abilità dialettica. Sicuramente Moses Mendelssohn contribuì alla fortuna di Lessing assicurandogli il patronato dei circoli degli ebrei illuministi.
Moses Mendelssohn, Lessing e la scacchiera in un particolare della stampa del 1860 di Moritz Daniel Oppenheim |
Nei "Dialoghi" di Lessing la dimensione didascalico-formativa fra la dichiarazione d'intenti filosofica e l'istruzione Massonica raggiunge livelli d'eccellenza.
Personalmente mi rammarico quando questi vengono definiti di scarsa attualità o adirittura una "apologia del pessimismo storico". Il terzo dialogo dovrebbe essere conosciuto da tutti coloro che sono stati costituiti Massoni e da loro ricordato nell'esercizio del dovere politico:
Moses non abbandonò mai la fede ebraica, occorrerà aspettare il 1816 per vedere suo figlio Abraham Mendelssohn convertirsi al Cristianesimo (nella confessione luterana) portando anche i figli, tra cui Felix di sette anni, alla fonte battesimale."A dire il vero, per uomini che vogliono superare ogni divisione, questo principio è piuttosto un dato a priori che uno scopo da raggiungere. Ma bisogna pure che vi sia del nitro nell’aria perché i muri si salnitrino!"
Nessun commento:
Posta un commento