domenica 13 aprile 2014

Iniziazione Alchemica Tradizionale

"Sapienza e solitudine". Questo fu il motto che il principe Giovanni Torlonia volle fosse inciso all'ingresso della sua dimora, la cosiddetta Casina delle Civette,  annessa alla tenuta di Villa Torlonia a Roma.

Spesso mi è capitato di leggere su come gli alchimisti inizino a mettere in pratica l'Arte dopo anni di solitaria erudizione. Ciò non corrisponde quasi mai a verità: che io sappia, almeno in Occidente,  si contano sulle dita di una mano i fortunati che sono stati in grado di percorrere la Via Alchemica con questa modalità iniziale,  una sorta di auto-iniziazione. 

Di norma cioè avviene come Tradizione comanda, cioè con un legame biunivoco tra Maestro ad Apprendista. Al primo l'onere di scegliere a chi rivelare l'Arte ed al secondo la consapevolezza di ciò che sta per compiere.
Non è quindi sempre vero che una struttura gerarchica sia incompatibile con l'Alchimia, nessuno può compiere esperienze in vece di qualcun altro ma ci sono segreti che possono e devono essere trasmessi.

In Francia Maestri  furono gli appartenenti al "gruppo Fulcanelli", nel paese quadripartito altri Maestri iniziano all'Arte i pochi ritenuti degni.

Simbologia delle Api , del numero 8 e dell'Infinito unificatore
 in una immagine ermetica
Di quest'ultima Istituzione si conosce ben poco, chi ne fa parte non ne parla e non ne scrive, la segretezza assoluta ne copre qualsiasi attività.

Fino a pochi decenni fa il fondo della biblioteca massonica di Poznan annoverava tra i propri libri (arrivati in Polonia dalle Logge Massoniche tedesche le cui colonne furono brutalmente violate dai nazisti) alcuni testi con poche, frammentarie informazioni scritte da  massoni alchimisti vissuti tra il '700 e i primi del '900.
Misteriosamente tutti questi testi sono scomparsi decenni or sono  e in pochi hanno avuto l'onore di studiarli.
Il primo di questi testi di cui desidero scrivere è un commento all'opera del 1550 di Giovanni Antonio Pantheus dal titolo Voarchadumia contra Alchimiam , ars distincta ab Archimia et Sophia, cum additionibus e riconduce alla fondazione dell'Istituzione  simultaneamente  a Venezia ed a Praga. Si cita anche Paracelso, senza specificarne però la funzione.



Matrice platonica dell'ermetismo nel XVI e XVII sec. 



Da un recente trattato di Fisica particellare: Materia e Antimateria speculare
 per chi sia (ancora) convinto che la Tradizione sia solo superstizione.

In un altro libro viene confrontata l'Iniziazione Massonica distribuita nei 3 gradi con quella alchemica di "soli" 2 gradi: Apprendista e Maestro. Non posso esimermi dall'annotare che anche la Libera Muratoria fino a circa metà del XVII sec.  annoverava solamente 2 gradi...

Il Primo Grado Alchemico viene descritto come una Iniziazione alla lingua arcana. Si viene accolti, così è riportato, nella cerchia iniziatica a patto di avere particolari doti mnemoniche e tutti i sei sensi molto sviluppati, il tutto suggellato da una profonda ed amorevole conoscenza dello scibile umano. 

Non è possibile approcciare l'esoterico se prima non si conosce eccellentemente l'essoterico.

 
Matrice pitagorica nell'ermetismo del XVI e XVII sec.
Al termine dell'Iniziazione a quello che potremmo chiamare per analogia Primo Grado viene consegnato all'Iniziato un gioiello in argento (chiamato nel testo Elementa) con impresso un sacro quadrato in lettere numeriche da portare al collo sotto agli abiti, occultato così alla vista dei profani. 

Ciò che è svelato ai pochi deve essere celato ai molti.


Trascorso il tempo necessario e dopo un attento esame dei Maestri è consentito all'Apprendista di  apprendere i rudimenti pratici dell'Arte, indispensabili, così è scritto, per accendere i fuochi e attendere il canto del gallo. 


da un bestiario francese di metà del XVI sec
(Museum Meermanno, MMW, 10 B 25, Folio 36v)
Al nuovo Maestro sarebbe donato un anello (nominato Aurum Solis) in argento con , in oro alchemico, "il simbolo dei simboli". Viene descritto nel testo anche come un duplice anello forgiato nell'unione  del "Re e della Regina per concepire il loro padre". Un ulteriore libro cita il suddetto gioiello come "l'anello della vera conoscenza", appellativo dovuto ad una frase in greco che sarebbe lì presente in rilievo. 

Due gioielli quindi per il Maestro Alchimista, uno celato e l'altro esposto: 

"l'Opera viene concepita nell'oscurità ma necessita della luce per il compimento"

Di + non si può e non si deve scrivere a tal proposito.   

Nessun commento:

Posta un commento