mercoledì 25 luglio 2012

I'inizio ha gia in se' la sua fine

Perche' scrivere un Blog quando in rete è già presente tutto e il contrario di tutto? Sono tre anni che medito su questa domanda e sinceramente una risposta proprio non me la sono data, se non il desiderio di non lasciare nel vortice dell'oblio qualche idea prigioniera della mia mente. E le Idee, quelle che non riguardano solo il nostro ego, quelle insomma con la I maiuscola,  sono immortali come il Daimon che le ha ispirate.
Il cipresso bianco che titola questo blog proviene da un testo misterico che di seguito parzialmente  riporto:


"Andrai alle case ben costrutte di Ade: vi è sulla destra
una fonte,accanto ad essa si erge un bianco cipresso;
lì discendono le anime dei morti per aver refrigerio.

A questa fonte non accostarti neppure;
ma più avanti troverai la fredda acqua che scorre
dal lago di Mnemosyne: vi stanno innanzi i custodi,
ed essi ti chiederanno, in sicuro discernimento,
che mai cerchi attraverso la tenebra dell’Ade caliginoso."

Lo stralcio fa parte di quelli che vengono chiamati Inni Orfici e che sono arrivati fino al nostro presente anche  incisi sul metallo che più simboleggia l'incorruttibile divino e da cui prendono anche il nome di lamine d'oro orfiche

lamina d'oro del IV secolo cosiddetto a.c.
Memnosyne è la Memoria come emanazione dell'Uno: una  dea che, citando Platone del Fedro, ci ricorda cosa sia (Platone ha invero calcato la mano, si direbbe oggi) il nostro corpo in relazione all'anima:

"...felici, in una luce pura, puri noi stessi e non sepolti in quella tomba
che chiamiamo corpo . . ." (Fedro 50 bc)

I pitagorici prima, Platone poi  rivoluzionano (il verbo al presente è d'obbligo) il  pensiero occidentale insegnando  che al di là  dei principii, delle archai, dei presupposti, sussiste la necessità  dell’esperienza. Ciò vale per qualsiasi estrazione sociale: l’uomo  deve considerare la sua esperienza terrena come un episodio, senza un visibile principio e quindi senza una conclusione in forma di premio se non il ritorno all'Uno. Questo  vale anche per gli dei,  persino il sommo Zeus è subalterno ad Annanke, la dea della Necessità.
Ciò che è importante, secondo quanto dice molto chiaramente Platone nel Fedro e quanto troviamo nella dottrina pitagorica, è il rapporto costante tra l’uomo e l’universo e tra l’uomo e la divinità, in sintesi  l’inseparabillità dell’esperienza terrena dalla visione cosmica che fa della del periodo che intercorre dalla nascita alla morte solo un capitolo di un libro eterno.

L’uomo deve conoscere ciò per elevarsi ricordandosi della conoscenza del proprio Io  originale ("Sono figlio della Greve e del Cielo stellato").

Sapere è  ricordare: la Anamnesis  porta alla Pronoia utilizzando il vettore della Diagnosis. Questa regola vale per il microcosmo come ci ricorda Ippocrate e anche per il macrocosmo  delle sfere celesti descritte da Cicerone nel suo "Sogno di Scipione".
In questa età del ferro è indispensabile ricordare quanto Platone scrive nella Repubblica a proposito dei ciarlatani che si spacciavano per Orfici:

"Attraverso particolari sacrifici, costoro promettono ai loro clienti l'annullamento delle azioni ingiuste; attraverso certi altri piacevoli giochi, ai quali assegnano il nome di iniziazioni" (Repubblica 364 e seg.)
Tutto ciò, permettetemi la pseudo-facezia, con un anticipo di almeno cinque secoli.

Termino con un consiglio: se potete evitate di dissetarvi alla fonte del cipresso bianco, ascoltando ciò che muto è possibile abbeverarsi alla fonte di acqua fredda che scorre...

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